La genitorialità e la coppia: come sopravvivere a figli, pannolini e litigi
Aprile 6, 2023La genitorialità e la coppia: come sopravvivere a figli, pannolini e litigi
Aprile 6, 2023La genitorialità e la coppia:
come sopravvivere a figli, pannolini e litigi
È proprio vero che con l’arrivo dei figli la coppia scoppia? Ed è vero che le mamme sono brave ad accudire e coccolare, e i papà a dettare le regole?
Negli ultimi decenni, la lotta per l’emancipazione della donna ha portato a importanti conquiste sociali, politiche ed economiche. Tuttavia, nonostante questi progressi, gli stereotipi di genere e le aspettative sociali continuano a influenzare le relazioni di coppia, spesso portando a dinamiche disfunzionali e poco soddisfacenti, che possono determinare, in molti casi, la fine burrascosa della relazione.
Non di rado, infatti, le donne che desiderano emanciparsi ed investire energie ed impegno nella carriera lavorativa, si sentono giudicate se non penalizzate, soprattutto dopo la nascita di un figlio. Così come alcuni uomini possono sentirsi minacciati dalla crescita della partner, e/o non accettare che lei non si dedichi in modo prevalente se non esclusivo alla famiglia.
Si tratta, come facilmente comprensibile, di atteggiamenti in grado di ingenerare conflitti e tensioni che rendono difficile la costruzione o il mantenimento di relazioni sane e durature.
Gli elementi che influenzano la scelta di ridurre l’orario di lavoro
Sebbene la percentuale di donne che riducono l’impegno lavorativo, chiedono il part-time o rinunciano al lavoro dopo la nascita di un figlio possa variare in base a diversi fattori, come ad esempio il Paese in cui vivono, il livello di sviluppo economico, la cultura, la politica aziendale e le condizioni lavorative, tuttavia è stato dimostrato che, a livello globale, molte donne riducono l’impegno lavorativo, chiedono il part-time o rinunciano al lavoro dopo la nascita di un figlio, mentre non altrettanto avviene per gli uomini.
Secondo uno studio del 2018 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), infatti, in media il 54% delle donne nei paesi dell’OCSE lavora, rispetto al 79% degli uomini.
Inoltre, molte donne che lavorano a tempo pieno chiedono di ridurre l’orario di lavoro o di passare a tempo parziale dopo la nascita di un figlio per conciliare il lavoro con le responsabilità familiari.
È importante notare che si tratta di una scelta indotta dalle difficoltà nell’affrontare le sfide della conciliazione tra vita lavorativa e familiare, e non da una mancanza di ambizione o di impegno lavorativo da parte loro, e che è influenzata dal tipo di collaborazione del padre alla vita familiare.
Il ruolo dei partner
La mancanza di servizi di assistenza all’infanzia accessibili e a costi accessibili, la mancanza di politiche aziendali favorevoli alla conciliazione o la discriminazione di genere sul luogo di lavoro, peraltro, sembrano incidere unicamente sulle madri, anche quando hanno una relazione stabile con il padre del bambino, in quanto ancora oggi, anche nei Paesi occidentali, seppur con le differenze dettate dalle varie culture, la cura della famiglia sembra essere quasi unicamente un compito che spetta alle donne, riservando tendenzialmente all’uomo il ruolo di mero aiutante anziché parte attiva tanto quanto la donna.
Parrebbe ovvio, eppure ancora oggi è importante dire a gran voce che la condivisione delle responsabilità di cura tra i genitori contribuisce a garantire una maggiore uguaglianza tra i sessi nella vita professionale e familiare. È indubbio, infatti, che una maggiore partecipazione dei padri alla cura dei figli può diminuire la discriminazione di genere sul luogo di lavoro e promuovere un’equa distribuzione delle responsabilità familiari.
Al contrario, se il padre non è impegnato in modo attivo e condiviso nella cura dei figli, le donne possono sentirsi più isolate e sopraffatte, il che può portare a una maggiore pressione per ridurre l’impegno lavorativo, chiedere il part-time o rinunciare al lavoro.
La condivisione dei compiti di cura influenza la durata delle relazioni?
Un altro aspetto forse troppo spesso sottovalutato, è l’incidenza della mancanza di condivisione dei compiti di cura sulla durata del rapporto.
Quando i genitori collaborano in modo attivo e condiviso nella cura dei figli e delle responsabilità familiari, sviluppano un maggiore rispetto reciproco, una maggiore fiducia e una maggiore comprensione delle esigenze e dei desideri dell’altro, oltre a ridurre lo stress e la pressione associati alla conciliazione tra vita lavorativa e familiare e a promuovere un equilibrio tra le esigenze del lavoro e della famiglia.
Sebbene la collaborazione del padre nella conciliazione lavoro-famiglia non sia, ovviamente, l’unico fattore che influisce sulla durata delle relazioni di coppia, può contribuire a promuovere una maggiore equità di genere all’interno della famiglia e migliorare la qualità delle relazioni di coppia senza essere limitate dagli stereotipi di genere o dalle aspettative sociali.
Scelte indotte e scelte condivise, cosa cambia
Perché ciò avvenga è fondamentale che ciascun membro della coppia mantenga un dialogo aperto e costruttivo con l’altro/a, riconoscendo e apprezzando il reciproco valore e l’impegno profuso nella vita familiare, con fiducia nelle loro capacità e imparando a comunicare in modo assertivo.
Ciò porterà la coppia ad assumere responsabilmente ed in modo condiviso le scelte di vita che li riguardano e sulla base delle quali indirizzeranno la vita familiare.
Tornando al tema donne-lavoro-vita familiare, allora, la condivisione dei compiti di cura della famiglia contribuisce a creare un ambiente di sostegno e collaborazione all’interno della famiglia, a tutto vantaggio di ciascun membro di essa e della relazione di coppia, sotto ogni profilo, non ultimo quello sessuale.
Né la scelta che la madre rinunci al lavoro nei primi anni di vita del bambino, se condivisa e adeguatamente vagliata, è da considerarsi di per sé negativa, non lo è quando il partner riesce ad apprezzare in pieno la scelta della madre ed a comprendere il sacrificio che sta facendo per la famiglia, continuando a dare valore come partner.
Situazione del tutto, diversa, invece, è quella in cui la madre si sente costretta a rinunciare al lavoro a causa di pressioni esterne o di aspettative sociali, senza il sostegno e la comprensione del partner, il quale non riesce o non vuole comprendere la necessità del suo apporto alla vita familiare, di partecipazione alle incombenze domestiche e di cura quotidiane oppure ritenere del tutto scontato e privo di valore l’impegno della compagna per la famiglia, ritenendolo dovuto.
In questi casi quasi inevitabilmente i rapporti cominciano ad essere caratterizzati da frustrazione, recriminazioni, isolamento, incidendo negativamente sulla relazione di coppia.
Il dialogo, linfa vitale delle relazioni
Sono quindi le scelte condivise e consapevoli, basate sulla comprensione reciproca e sulla discussione aperta sulle esigenze ed i desideri di entrambi che contribuiscono a creare un ambiente di sostegno e collaborazione all’interno della famiglia ed a costruire relazioni autentiche e gratificanti, basate sulla parità e sulla comprensione reciproca.
Solo attraverso la costruzione di relazioni sane e rispettose, potremo costruire un futuro migliore per tutti.